sabato 13 settembre 2014

«Guerra di Classe», Barcellona 1936-37 (collezione completa in PDF).

1936-1937

 Nel cuore della rivoluzione spagnola, il 9 ottobre 1936, a Barcellona usciva il primo numero di «Guerra di Classe», organo dell'Unione Sindacale Italiana (già uscito a Parigi e a Bruxelles), per opera dell'anarchico Camillo Berneri, in terra Iberica per partecipare e difendere l'esperimento socialista-libertario insorto contro il pronunciamento delle truppe franchiste. Oltre alla lotta antifascista, Berneri e la testata da lui diretta non avrebbe risparmiato le sue puntuali critiche all'operato reazionario dell'URSS e dei comunisti stalinisti in Spagna, difendendo a tal fine anche i comunisti operai del POUM, perseguitati dagli agenti sovietici. Questo atteggiamento di verità rivoluzionaria costò a Berneri l'esecuzione da parte di sicari di Stalin avvenuto il 5 maggio 1937. Alla guida del giornale, sarebbe succeduto un altro anarchico italiano, Virgilio Gozzoli, il quale avrebbe continuato a fare uscire il giornale fino al 30 novembre 1937. 

Grazie all'opera di archiviazione dell'Istituto Internazionale di Storia Sociale di Amsterdam e al lavoro di messa on line della Bibliothek der Freien, riportiamo al link sotto indicato la collezione in PDF dei numeri di «Guerra di Classe» usciti in Spagna nel 1936-37.




sabato 6 settembre 2014

USI: un biglietto di A. Borghi a C. Tresca

Un biglietto di Armando Borghi a Carlo Tresca dalla sede dell'USI di Bologna presso la Camera del Lavoro; 30 dicembre 1916.

(si ringrazia l'Associazione "Valle Peligna Antifascista")

domenica 27 luglio 2014

Lo Statuo fondativo dell'USI (1912)

Statuto approvato alla fondazione 
dell'Unione Sindacale Italiana nel 1912

Scopi e funzionamento

Art. 1.
L'Unione Sindacale Italiana ha per iscopo di riunire in un'organizzazione Nazionale di classe, all'infuori di tutte le scuole politiche o confessioni religiose, tutti i lavoratori di ogni sesso o nazionalità residenti in Italia, coscineti della lotta da condurre per la conquista del loro benessere e del loro diritto fino alla sparizione del salariato e del padronato. essuno può servirsi del titilo d'iscritto all'Unione o di una funzione affidatagli dall'Unione per qualsiasi atto elettorale politico.
Art. 2.
Compongono l'Unione Sindacale Italiana le organizzazioni di resistenza (leghe, sindacati o federazioni provinciali, regionali e nazionali, Camere del Lavoro, ecc.) che accettano il presente statuto, accogliendo nel proprio seno soltanto operai salariati.
Art. 3.
L'Unione Sindacale Italiana è organizzata tenendo conto da un lato della località e dall'altro lato del ramo d'industria cui appartengono le organizzazioni aderenti.
Perciò queste associazioni si raggruppano:
a) nei Comitati locali;
b) nei Sindacati nazionali d'industria.

Comitati locali

Art. 4.
In tutte le località ove esistano leghe aderenti all'Unione verrà nominato previo accordo con le leghe stesse un Comitato locale composto, a seconda dei casi, da 3 a 7 membri coi seguenti incarichi:
a) tenere la corrispondenza con la Segreteria dell'Unione fornendole tutti i dati che questa richiederà sulle organizzazioni del luogo ed eventualmente su quelle circonvicine;
b) riscuotere e trasmettere le quote di adesione alla segreteria stessa;
c) ricevere e far conoscere agli interessati le comunicazioni dell'Unione;
d) fare la propaganda e curare l'inscrizione nell'Unione delle organizzazioni locali non ancora inscritte.
Art. 5.
I comitati locali nominano nel proprio seno un segretario, che ha l'incarico di corrispondere con la Segreteria dell'Unione sia per l'organizzazione sia per la propaganda, sia per l'amministrazione.
Art. 6.
Nelle località ove il Comitato locale già esiste in base al regolamento camerale e dove tutte le leghe aderiscono all'Unione, il Comitato stesso si assumerà gli incarichi suddetti.
Se le organizzazioni di più comuni militrofi credono meglio di costituire un solo Comitato locale, possono farlo liberamento.
Nelle località ove cìè una sola lega aderente all'Unione sarà sufficiente che questa nomini il corrispondente, senza formare il Comitato locale.
Le Camere di lavoro aderenti in blocco all'Unione stabiliranno a loro gradimento se questa deve corrispondere con i Comitati locali direttmente o pel loro tramite.

Sindacati nazionali

Art. 7.
Sindacati nazionali d’industria si compongono delle leghe esistenti in Italia appartenenti ad un determinato ramo della produzione o dello scambio. E' loro scopo estendere sempre più la potenzialità della resistenza coll'affiatamento di tutti i lavoratori che, pur esercitando mestieri diversi, hanno un'affinità fondamentale pel lavoro che compiono.
Art. 8.
Ogni Sindacato nazionale d’industria è libero di darsi l’organizzazione interna che crede ed e autonomo nel suo funzionamento, dovendo soltanto di fronte all'Unione assolvere ai seguenti incarichi:
a) Provvedere alla speciale propaganda tra gli operai del ramo d’industria e fra essi promuovere la costituzione di nuove leghe;
b) dirigere in genere i movimenti di sua spettanza che abbiano carattere nazionale ed assistere quelli di carattere locale;
c) convocare gli speciali congressi nazionali;
d) dirimere le vertenze che sorgessero fra le leghe o le categorie ascritte al sindacato.
Art. 9.
Ogni Sindacato nazionale d’industria nomina un suo delegato permanente presso l’Unione, per comporre la Giunta Esecutiva.

Organi deliberativi

Art. 10
Gli organi deliberativi dell'Unione sono:
a) il Congresso;
b) il Comitato Centrale.
Art. 11
Il Congresso si convoca normalmente ogni anno, nell'epoca e nel luogo fissati dal Comitato Centrale almeno tre mesi prima della data di convocazione. Il Congresso ha poteri sovrani e quindi:
a) rivede, modifica o rinnova come costituente lo Statuto dell'Unione, quando lo ritenga necessario;
b) dà il suo voto sull'indirizzo generale, sulla gestione amministrativa, sulla stampa e su tuttociò che è stato fatto, indicando al tempo istesso la futura base d'azione dell'Unione;
c) giudica tutte le controversie interne che non si poterono risolvere in altra sede;
d) nomina la Segreteria;
e) designa l'organo ufficiale dell'Unione.
Art. 12.
Possono far parte del Congresso tutte le leghe che hanno adempiuto agli obblighi statutari, inviando un rappresennante ogni 200 soci o frazione. Le ulteriori norme pel funzionamento del Congresso verranno fissate in apposito regolamento.
Art. 13.
In caso di necessità il Congresso potrà essere convocato in anticipazione o straordinariamente, quando lo richiedano il Comitato Centrale od almeno un quarto dei Comitati locali.
Art. 14
Il Comitato Centrale si compone dei rappresentanti nominati dalle organizzazioni locali in ragione di uno ogni 10.000 iscritti o frazione, e di un rappresentante per ogni sindacato di industria.
Art. 15
Il Comitato Centrale ha i seguenti incarichi:
a) decidere sulle applicazioni pratiche dei voti emessi dal Congresso;
b) regolare e sorvegliare il funzionamento della Giunta Esecutiva e della Segreteria;
c) esaminare bilanci preventivi e consuntivi presentati dalla Giunta Esecutiva, prima di presentarli al Congresso;
d) convocare i congressi ordinari e straordinari, fissandone la data, il luogo e l'ordine del giorno;
e) stabilire quando lo crede necessario, o quando lo richiedano un quarto delle organizzazioni aderenti il referendum su questioni di grande importanza, per la cui soluzione non si possa attendere il Congresso;
f) decidere quanto altro può essere necessario al buon andamento dell'Unione.
Art. 16.
Il Comitato Centrale si aduna regolarmente ogni quattro mesi e straordinariamente tutte le volte che la Giunta Esecutiva od un quarto dei propri membri dei ne ravvisano la necessità. I membri della Segreteria assisteranno alle sedute del Comitato Centrale; ma avranno voto puramente consultivo.

Organi Esecutivi

Art. 17.
Gli organi esecutivi dell'Unione sono:
a) la Giunta Esecutiva;
b) la Segreteria.
Art. 18.
La Giunta esecutiva è composta di 7 delegati scelti dal Comitato Centrale nel proprio seno fra quelli che abitano nella città a sede dell'Unione e nelle località immediatamente vicine, in modo che di essa facciano parte 4 rappresentanti di organizzazioni locali e 3 rappresentanti dei Sindacati Nazionali d'Industria. La Giunta Esecutiva ha i seguenti incarichi:
a) dar corso alle deliberazioni dei Congressi e del Comitato Centrale;
b) disporre il lavoro della Segreteria e controllarne il funzionamento;
c) sorvegliare l'indirizzo dell'organo ufficiale dell'Unione e riferirne al Comitato Centrale;
d) rivedere i conti dell'amministrazione e presentare la relazione relativa al Comitato Centrale;
e) attivare la propaganda e il lavoro di organizzazione in favore dell'Unione;
f) convocare straordinariamente il Comitato Centrale;
g) indire in caso di urgenza il referendum fra gli organizzati.
Art. 19.
La Giunta Esecutiva si riunisce ordinariamente ogni mese e straordinariamente quando la segreteria lo giudica necessario o ne fanno richiesta almeno tre delegati.
Art. 20.
La Segreteria dell'Unione è nominata dal Congresso a scrutinio segreto e si compone:
- di un segretario generale;
- di un segretario amministrativo;
- di un segretario per la corrispondenza e la statistica.
Art. 21.
Il segretario generale ha la direzione e la responsabilità morale degli uffici di segreteria, cura la propaganda generale dell'Unione la rappresenta in tutte le circostanze ordinarie, convoca - d'accordo con gli altri membri della Segreretia - in sedura straordinaria la Giunta Esecutiva, riferisce a questa sull'andamento della Segreteria dell'Unione, compila e trasmette al giornale prescelto i comunicati ufficiali della Giunta Esecutiva.
Art. 22
Il Segretario Amministrativo tiene il ruolo delle organizzazioni aderenti, cura la riscossione delle quote, dispone pel collocamento dei fondi in base alle indicazioni della Giunta Esecutiva, presenta a questa in ogni riunione ordinaria e tutte le volte che ne è richiesto un prospetto della situazione finanziaria, prepara i bilanci preventivi e consuntivi da sottoporre all'approvazione della Giunta Esecutiva e del Comitato Centrale, è responsabile delle somme riscosse e di tutte quelle affidate alla sua custodia.
Art. 23
Il segretario per la corrispondenza e la statistica tiene la corrispondenza ordinaria con i singoli inscritti, con i comitati locali, con le Camere del Lavoro, con i Sindacati nazionali d'industria ecc.; compila - in base ai dati ufficiali e privati che può ottenere - le statistiche degli aderenti all'Unione per località e per mestiere, come pure degli organizzatori non aderenti e dei disorganizzati, delle organizzazioni padronali e quelle riguardanti il movimento industriale nazionale ed internazionale in modo da offrire l'indicazione più completa possibile del lavoro fatto, e di quello da fare e delle forze degli avversari da combattere in tutti i campi.
Art. 24
La Segreteria è riunita in permanenza nella località indicata dal Congresso come sede dell'Unione. I segretari partecipano con voto consultivo alle adunanze della Giunta Esecutiva.

Entrate dell'Unione

Art. 25
L'Unione fa fronte alle spese inerenti al suo funzionamento:
a) con un contributo fisso obbligatorio di cent. 10 all'anno pagato dalle organizzazioni aderenti per ogni socio inscritto; b) con sopratasse imposte dal Comitato Centrale, in caso di bisogno assoluto ed urgente;
c) con sottoscrizioni volontarie.
Art. 26
Il contributo fisso e obbligatorio dovr à essere pagato dalle organizzazioni aderenti non oltre il mese di aprile di ciascun anno. Le organizzazioni che non avranno pagato le loro quote entro il 30 aprile saranno dichiarate morose e private dei diritti statutari, che riacquisteranno soltanto dopo essersi messe in pari. Se un'organizzazione si renderà morosa per due anni consecutivi potrà essere anche radiata dall'Unione.
Art. 27
Per le sopratasse imposte dal Comitato Centrale vigono le stesse norme che pel contributo fisso ed obbligatorio. Il Comitato Centrale a seconda dell'urgenza fisserà il termine pel versamento della sopratassa, trascorso il quale le organizzazioni che non avranno compiuto il versamento saranno dichiarate morose e trattate come è detto nell'art. precedente.
Art. 28
Le sottoscrizioni volontarie fatte per conto ed in nome dell'Unione dovranno essere sempre deliberate dal Comitato Centrale, o - in caso d'urgenza - dalla Giunta Esecutiva.
Art. 29
I fondi dell'Unione raccolti sia come contributi fissi, che come sopratasse o per sottoscrizione volontaria saranno amministrati dal segretario amministrativo che ne sarà materialmente responsabile, sotto il controllo di una commissione di tre persone nominate dal Comitato Centrale.

Organo ufficiale

Art. 30
Oltre ai giornali che dichiarano di essere disposti ad accogliere i comunicati degli organi deliberativi ed esecutivi dell'Unione, questa designerà, in sede di Congresso, un giornale ufficiale che potrà venire sussidiato nella misura del possibile. Il controllo sul giornale ufficiale spetta al Comitato Centrale.
Alle organizzazioni aderenti è fatto obbligo di abbonarsi al giornale ufficiale dell'Unione.

Disposizioni transitorie

Art. 31
Fino a che le forze aderenti all’Unione non saranno organizzate regolarmente sulle basi indicate dal presente statuto, i membri del Comitato Centrale verranno eletti dal Congresso per quel che riguarda i Sindacati nazionali d'industria. Il Congresso delegherà pure ai compagni scelti a tale titolo a far parte del Comitato Centrale l'incarico di organizzare ciascuno il rispettivo Sindacato Nazionale d'Industria.
Art. 32
Non appena i Sindacati Nazionali d'industria saranno formati a termine dello Statuto, e in ogni caso non oltre il dicembre 1913, verrà convocato un nuovo Congresso generale dell'Unione, per dare ad essa il suo assetto definitivo.
Art. 33
Nelle località ove esistono organizzazioni non inscritte all'Unione, saranno accettate le adesioni individuali dei soci di quelle organizzazioni. Le adesioni individuali saranno ricevute dal Comitato locale col pagamento della quota di cent. 10 all'anno. Gli aderenti individuali godranno di tutti i diritti al pari degli altri soci dell'Unione, salvo quelli di partecipare al referendum ed alle nomine dei delegati ai congressi. Nelle località ove non esiste alcuna organizzazione inscritta all'Unione, gli organizzati che volessero aderire a questa potranno formare un gruppo locale, che avrà tutte le prerogative dei Comitati locali, salvo quella di partecipare ai referendum. Inoltre i rappresentanti dei gruppi locali ai congressi avranno soltanto voto consultivo.
Art. 34
La sede dell'Unione Sindacale Italiana è fissata fino al nuovo congresso in Parma, ed il suo organo ufficiale è l'Internazionale.

sabato 5 luglio 2014

New York 1969: The Stone Wall Riot!

È il giugno 1969. La situazione per gli omosessuali americani è particolarmente difficile, le irruzioni della polizia nei locali gay sono all'ordine del giorno, fino a pochi anni prima l'identità di tutti i presenti al momento di una retata veniva pubblicata sui quotidiani locali, qualsiasi scusa viene usata dalle forze dell'ordine per procedere ad un arresto per "pubblica indecenza", i poliziotti addirittura sono soliti usare l'entrapment (adescamento), per spingere le persone ad infrangere la legge e quindi arrestarle.
Proprio in quest'anno esce il Manuale diagnostico e statistico dell'Associazione americana di psichiatria che ancora definisce l'omosessualità come una malattia mentale. A tutto il '69 non esiste nessun movimento di diritti per gli omosessuali, proprio mentre la questione dei diritti civili (per i neri, per le donne, per i poveri, per le minoranze in genere) raggiunge la massima importanza negli Stati Uniti e in molte altre parti del mondo.
A New York i locali gay sono molto numerosi, soprattutto nel quartiere Greenwich Village, e la maggior parte di essi si sono vista revocare la licenza per la vendita degli alcolici proprio a causa delle frequentazioni omosessuali. Lo Stonewall Inn, in Cristopher Street, è sicuramente uno dei locali più famosi, ed è gestito dalla mafia newyorkese che ha fiutato nella clientela omosessuale un lauto guadagno, e che spesso riesce a contenere i danni delle retate e a continuare a vendere alcolici con qualche bustarella.
Venerdì 27 giugno lo Stonewall Inn è come sempre strapieno: ci sono alcune drag queen, ma soprattutto tantissimi giovani clienti. Verso l'una del 28 giugno sei agenti irrompono nel locale, rompendo gli oggetti a colpi di manganello e minacciando gli avventori. Circa duecento clienti vengono identificati e fatti uscire uno a uno mentre tre travestiti vengono fermati (la legge impone infatti che sia illegale indossare meno di tre capi di vestiario "adatti al proprio genere").
Ma per la prima volta qualcuno reagisce. La miccia si accende , forse quando la trans gender Sylvia Riveira lancia una bottiglia contro un'agente, oppure quando una lesbica oppone resistenza all'arresto: la folla riunitasi davanti al locale attacca la polizia con un fitto lancio di pietre, i bidoni vengono dati alle fiamme, e i poliziotti sono costretti a barricarsi dentro al locale per alcune ore, fino al sopraggiungere di ingenti rinforzi.
Il giorno successivo i giornali parleranno di tredici persone arrestate e tre agenti feriti.
Nelle serate successive, quelle di sabato e domenica, il neonato movimento omosessuale si fortifica, dando vita ad altre manifestazioni davanti allo Stonewall Inn, e ad altre tumulti con le forze dell'ordine: il seme è gettato, per la prima volta gli omosessuali utilizzano il termine gay nelle proprie rivendicazioni e non chiedono più solo di "essere lasciati in pace", ma rivendicano parità di diritti. Gli scontri, una sorpresa per tutti, dimostrano per la prima volta che la comunità omosessuale è diventata movimento, deciso a combattere e a rifiutare il ruolo canonico di vittime.
Ben presto, dopo la svolta segnata dalla rivolta dello Stonewall, vedranno la luce altri gruppi ed organizzazioni come la "Gay Activists Alliance" dapprima a New York, quindi nel resto del paese. In altri paesi ci saranno negli anni successivi simili rivolte, come ad esempio in Canada nel 1981, quando a seguito dell'irruzione della polizia in un locale gay, ci sarà quella che sarà ancora ricordata come la "Stonewall canadese".
tratto da: InfoAut

sabato 9 marzo 2013

Storia dell'8 marzo

Storia dell'8 marzo

Il «Woman's Day» negli Stati Uniti (1908-1909)
 
Nel VII Congresso della II Internazionale socialista, tenuto a Stoccarda dal 18 al 24 agosto 1907, nel quale erano presenti 884 delegati di 25 nazioni - tra i quali i maggiori dirigenti marxisti del tempo, come i tedeschi Rosa Luxemburg, Clara Zetkin, August Bebel, i russi Lenin e Martov, il francese Jean Jaurès - vennero discusse tesi sull’atteggiamento da tenere in caso di una guerra europea, sul colonialismo, sulla questione femminile e sulla rivendicazione del voto alle donne.
Su quest'ultimo argomento il Congresso votò una risoluzione nella quale si impegnavano i partiti socialisti a «lottare energicamente per l’introduzione del suffragio universale delle donne», senza «allearsi con le femministe borghesi che reclamano il diritto di suffragio, ma con i partiti socialisti che lottano per il suffragio delle donne». Due giorni dopo, dal 26 al 27 agosto, fu tenuta una Conferenza internazionale delle donne socialiste, alla presenza di 58 delegate di 13 paesi, nella quale si decise la creazione di un Ufficio di informazione delle donne socialiste: Clara Zetkin fu eletta segretaria e la rivista da lei redatta, Die Gleichheit (L'uguaglianza), divenne l'organo dell’Internazionale delle donne socialiste.
 
Non tutti condivisero la decisione di escludere ogni alleanza con le «femministe borghesi»: negli Stati Uniti, la socialista Corinne Brown scrisse, nel febbraio del 1908 sulla rivista The Socialist Woman, che il Congresso non avrebbe avuto «alcun diritto di dettare alle donne socialiste come e con chi lavorare per la propria liberazione». Fu la stessa Corinne Brown a presiedere, il 3 maggio 1908, causa l'assenza dell'oratore ufficiale designato, la conferenza tenuta ogni domenica dal Partito socialista di Chicago nel Garrick Theater: quella conferenza, a cui tutte le donne erano invitate, fu chiamata «Woman’s Day», il giorno della donna. Si discusse infatti dello sfruttamento operato dai datori di lavoro ai danni delle operaie in termini di basso salario e di orario di lavoro, delle discriminazioni sessuali e del diritto di voto alle donne.
Quell'iniziativa non ebbe un seguito immediato, ma alla fine dell'anno il Partito socialista americano raccomandò a tutte le sezioni locali «di riservare l'ultima domenica di febbraio 1909 per l'organizzazione di una manifestazione in favore del diritto di voto femminile». Fu così che negli Stati Uniti la prima e ufficiale giornata della donna fu celebrata il 23 febbraio 1909. Verso la fine dell'anno, il 22 novembre, si vide a New York iniziare un grande sciopero di ventimila camiciaie, che durò fino al 15 febbraio 1910. Il successivo 27 febbraio, domenica, alla Carnagie Hall, tremila donne celebrarono ancora il Woman's Day.

La Conferenza di Copenaghen (1910)

 
Il Woman's Day tenuto a New York il successivo 28 febbraio venne impostata come manifestazione che unisse le rivendicazioni sindacali a quelle politiche relative al riconoscimento del diritto di voto femminile. Le delegate socialiste americane, forti dell'ormai consolidata affermazione della manifestazione della giornata della donna, decisero pertanto di proporre alla seconda Conferenza internazionale delle donne socialiste, tenutasi nella Folkets Hus (Casa del popolo) di Copenaghen dal 26 al 27 agosto 1910 - due giorni prima dell'apertura dell'VIII Congresso dell'Internazionale socialista - di istituire una comune giornata dedicata alla rivendicazione dei diritti delle donne.
Negli ordini del giorno dei lavori e nelle risoluzioni approvate in quella Conferenza non risulta che le 100 donne presenti in rappresentanza di 17 paesi abbiano istituito una giornata dedicata ai diritti delle donne: risulta però nel Die Gleichheit, redatto da Clara Zetkin, che una mozione per l'istituzione della Giornata internazionale della donna fosse «stata assunta come risoluzione».
Mentre negli Stati Uniti continuò a tenersi l'ultima domenica di febbraio, in alcuni paesi europei - Germania, Austria, Svizzera e Danimarca - la giornata della donna si tenne per la prima volta il 19 marzo 1911 su scelta del Segretariato internazionale delle donne socialiste. Secondo la testimonianza di Aleksandra Kollontaj, quella data fu scelta perché, in Germania, «il 19 marzo 1848 durante la rivoluzione il re di Prussia dovette per la prima volta riconoscere la potenza di un popolo armato e cedere davanti alla minaccia di una rivolta proletaria. Tra le molte promesse che fece allora e che in seguito dimenticò, figurava il riconoscimento del diritto di voto alle donne». In Francia la manifestazione si tenne il 18 marzo 1911, data in cui cadeva il quarantennale della Comune di Parigi, così come a Vienna, dove alcune manifestanti portarono con sè delle bandiere rosse (simbolo della Comune) proprio per commemorare i caduti di quell'insurrezione.
La manifestazione non fu però ripetuta tutti gli anni, né celebrata in tutti i paesi: in Russia si tenne per la prima volta a San Pietroburgo solo nel 1913, il 3 marzo, su iniziativa del Partito bolscevico, con una manifestazione nella Borsa Kalašaikovskij, e fu interrotta dalla polizia zarista che operò numerosi arresti. In Germania, dopo la celebrazione del 1911, fu ripetuta per la prima volta l'8 marzo 1914, giorno d'inizio di una «settimana rossa» di agitazioni proclamata dai socialisti tedeschi, mentre in Francia si tenne con una manifestazione organizzata dal Partito socialista a Parigi il 9 marzo 1914.

L'8 marzo 1917 [modifica]

Le celebrazioni furono interrotte dalla prima guerra mondiale in tutti i paesi belligeranti, finché a San Pietroburgo, l'8 marzo 1917 (il 23 febbraio secondo il calendario giuliano allora in vigore in Russia) le donne della capitale guidarono una grande manifestazione che rivendicava la fine della guerra: la fiacca reazione dei cosacchi inviati a reprimere la protesta incoraggiò successive manifestazioni di protesta che portarono al crollo dello zarismo, ormai completamente screditato e privo anche dell'appoggio delle forze armate, così che l'8 marzo 1917 è rimasto nella storia a indicare l'inizio della «Rivoluzione russa di febbraio». Per questo motivo, e in modo da fissare un giorno comune a tutti i Paesi, il 14 giugno 1921 la Seconda conferenza internazionale delle donne comuniste, tenuta a Mosca una settimana prima dell’apertura del III congresso dell’Internazionale comunista, fissò all'8 marzo la «Giornata internazionale dell'operaia».
In Italia la Giornata internazionale della donna fu tenuta per la prima volta soltanto nel 1922, per iniziativa del Partito comunista d'Italia, che volle celebrarla il 12 marzo, in quanto prima domenica successiva all'ormai fatidico 8 marzo. In quei giorni fu fondato il periodico quindicinale Compagna, che il 1º marzo 1925 riportò un articolo di Lenin, scomparso l'anno precedente, che ricordava l'8 marzo come Giornata internazionale della donna, la quale aveva avuto una parte attiva nelle lotte sociali e nel rovesciamento dello zarismo.
La connotazione fortemente politica della Giornata della donna, l’isolamento politico della Russia e del movimento comunista e, infine, le vicende della Seconda guerra mondiale, contribuirono alla perdita della memoria storica delle reali origini della manifestazione. Così, nel secondo dopoguerra, cominciarono a circolare fantasiose versioni, secondo le quali l’8 marzo avrebbe ricordato la morte di centinaia di operaie nel rogo di una inesistente fabbrica di camicie Cotton o Cottons avvenuto nel 1908 a New York, facendo probabilmente confusione con una tragedia realmente verificatasi in quella città il 25 marzo 1911, l’incendio della fabbrica Triangle, nella quale morirono 146 lavoratori, in gran parte giovani donne immigrate dall'Europa. Altre versioni citavano la violenta repressione poliziesca di una presunta manifestazione sindacale di operaie tessili tenutasi a New York nel 1857, mentre altre ancora riferivano di scioperi o incidenti verificatesi a Chicago, a Boston o a New York.
Nonostante le ricerche effettuate da diverse femministe tra la fine degli anni settanta e gli ottanta abbiano dimostrato l'erroneità di queste ricostruzioni, le stesse sono ancora diffuse sia tra i mass media che nella propaganda delle organizzazioni sindacali.

In Italia

La mimosa

 
Nel settembre del 1944 si creò a Roma l’UDI, Unione Donne in Italia, per iniziativa di donne appartenenti al PCI, al PSI, al Partito d'Azione, alla Sinistra Cristiana e alla Democrazia del Lavoro e fu l’UDI a prendere l’iniziativa di celebrare, l’8 marzo 1945, la prima giornata della donna nelle zone dell’Italia libera, mentre a Londra veniva approvata e inviata all'ONU una Carta della donna contenente richieste di parità di diritti e di lavoro. Con la fine della guerra, l'8 marzo 1946 fu celebrato in tutta l'Italia e vide la prima comparsa del suo simbolo, la mimosa, che fiorisce proprio nei primi giorni di marzo, secondo un'idea di Teresa Noce,[12] Rita Montagnana e di Teresa Mattei.
Nei primi anni cinquanta, anni di guerra fredda e del ministero Scelba, distribuire in quel giorno la mimosa o diffondere Noi donne, il mensile dell'Unione Donne Italiane (UDI), divenne un gesto «atto a turbare l’ordine pubblico», mentre tenere un banchetto per strada diveniva «occupazione abusiva di suolo pubblico».[14] Nel 1959 le senatrici Luisa Balboni, comunista, Giuseppina Palumbo e Giuliana Nenni, socialiste, presentarono una proposta di legge per rendere la giornata della donna una festa nazionale, ma l'iniziativa cadde nel vuoto.
Il clima politico migliorò nel decennio successivo, ma la ricorrenza continuò a non ottenere udienza nell'opinione pubblica finché, con gli anni settanta, in Italia apparve un fenomeno nuovo: il movimento femminista.

venerdì 8 febbraio 2013

Alibrando Giovannetti: tentativi di ricostruzione dell'USI dopo il fascismo



Ai Lavoratori d’Italia (Ottobre 1943)
I sindacalisti rivoluzionari, che furono nel passato l’ala estrema del Socialismo e costituirono l’Unione Sindacale Italiana sciolta per ordine del Governo nel 1925, in previsione di eventi che maturano a causa dell’attuale guerra mondiale, hanno compilato un programma di realizzazioni politiche e sociali che riproduciamo per sommi capi, al fine di far conoscere il loro pensiero e i loro propositi alle masse lavoratrici, nella fiducia di incontrare la loro adesione ed allo scopo di spronarle alla loro unione in un blocco al di sopra di tutte le frazioni, di tutte le tendenze che tuttavia hanno le stesse idealità, le medesime aspirazioni, pur divergendo in questioni secondarie, di minore o nessuna importanza e che potranno essere oggetto di esame e di discussione al momento opportuno, quando sarà possibile tradurle in atto.
Sono questi i nostri postulati:
PROGRAMMA
- La nazione italiana è retta a Repubblica Socialista dei Sindacati. Il popolo è sovrano in quanto tutte le ricchezze della nazione sono socialmente appartenenti a popolo medesimo e quindi, non essendo soggetto economicamente ad altre classi o caste, può liberamente e in pieno esercitare il proprio potere sovrano mediante i Sindacati, che sono i suoi organi naturali economici e politici ad un tempo, le colonne del nuovo ordine sociale.

- Le terre, le fabbriche, tutti i mezzi di produzione, di scambio, di comunicazione, servizi d’ogni genere, sono di proprietà sociale che il Comune, la Regione, la Nazione, affidano in gestione ai lavoratori (operai, contadini, tecnici, impiegati) per mezzo dei rispettivi Sindacati d’aziende o enti cooperativi. Restano possessori del loro podere: piccoli proprietari contadini, della loro bottega gli artigiani, del loro studio gli artisti e professionisti liberi.

- Le industrie debbono essere gradualmente decentrate e diffuse in tutte le regioni, possibilmente presso i luoghi di estrazione o di produzione delle rispettive materie prime.
Tutti gli individui nati in Italia o naturalizzati, d'ambo i sessi e d'ogni età hanno diritto all’esistenza assicurata dalla nazione mediante un assegno vitalizio mensile, variabile a se¬conda dell'età e proporzionato alla potenzialità produttiva del paese.Tutti gli individui nati in Italia o naturalizzati, al rag¬giungere dei 18° anno di età hanno il dovere di lavorare o di proseguire gli studi se idonei e meritevoli, nell’interesse della società. ll lavoro è obbligatorio fino al 55° anno di età. Libera è la scelta della professione, dei mestiere, del servizio, a cui ciascuno intende dedicarsi. Il lavoro viene compensato, oltre che dall'assegno vitalizio, da un supplemento di guadagno a seconda del merito, della capacità e della produttività indivi¬duale o collettiva dell'azienda. I malati, i sinistrati, gli invalidi, i vecchi sono esenti dall'obbligo dei lavoro, temporaneamente o per tutta la durata della loro vita a seconda delle loro indi¬viduali condizioni. Sono esenti di questo obbligo pure le madri cha accudiscono alle cure della prole e quante altre sono impegnate nelle faccende domestiche. Chi ha il dovere di lavorare e non lo adempie durante il periodo stabilito non ha diritto all'assegno vitalizio, né ad altri guadagni, La disoccupazione non esiste. Eventuali sospensioni temporanee di lavoro per qualsiasi motivo, non dipendente dalla volontà dei lavoratori, non fa perdere ad essi l'assegno vitalizio che rappresenta il minimo necessario individuale per una vita normale moderna.
Il commercio, cioè la vendita dei prodotti è esercitato di ogni Comune che provvede all’approvvigionamento, affidando la distribuzione al pubblico ad empori e spacci cooperativi o individuali a prezzi fissati dal Comune.
La famiglia è il primo nucleo della Società, costituita dall'unione libera e spontanea degli individui dei due sessi. Li separazione o il divorzio sono ammessi quando, per vate cause, è divenuta impossibile la loro vita in comune.
La politica demografica è regolata a seconda delle necessità o meno di popolamento e delle condizioni economiche del paese.
Il Comune è il principale aggregato civile, urbano e rurale, costituito dalla città o dal paese e della campagna circostante, o da più villaggi con popolazione non inferiore ai cinquemila abitanti.
Il Comune provvede ai bisogni civili e economici, all’istruzione e all'educazione e a tutti i servizi locali della popolazione.
Esso è il primo centro politico della nazione, amministrato e controllato dai suoi abitanti mediante i propri organi che esprimono la volontà dei lavoratori per tramite della loro rappresentanza sindacale.
Le necessità ed i servizi pubblici intercomunali sono dipendenti da un'amministrazione più vasta, provinciale o regionale.
La Comunità Nazionale, detta comunemente Stato, retta a Repubblica Socialista dei Sindacati è una vera e propria rex publica (cosa pubblica) vale a dire, l'organo centrale regolatore e coordinatore della politica,dell'economia, dell'educazione, del¬la sanità pubblica, della tutela e della difesa di tutto il popolo che costituisce In Nazione. Ha un Comitato Esecutivo o Go¬verno composto di un numero limitato di membri quanti sono i dicasteri; è presieduto da una Presidenza composta di un triumvirato: un Presidente e due vice presidenti; tutti eletti dall'as¬semblea nazionale ogni cinque anni, tutti rieleggibili e revocabili.
L'assemblea nazionale è costituita dai rappresentanti di più corpi e consessi: 1° dei Comuni, 2° dette Provincie o Regioni, 3° dalle unioni dei Sindacati e degli Enti Cooperativi, che raggruppano tutte le attività produttive, professionali, artistiche, culturali, ecc. e perciò tutte le capacità, tutte le competenze.
La Difesa Nazionale è affidata ad un Corpo nazionale permanente, costituito da tutti i cittadini validi dai venti ai cin¬quant'anni che prestano un breve servizio ai venti anni ed in seguito sono a disposizione della Comunità Nazionale per ogni necessità eventuale. Ciò fino a quando non sarà stato conse¬guito il disarmo universale,
Il finanziamento dei Comune, della Provincia o Regione, della Nazione e dei loro Enti è dovuto ai proventi di tutte le .attività produttive che provvedono altresì al finanziamento del¬I'Ente distributore degli assegni vitalizi oltreché alla distribu¬zione dei compensi e dei guadagni al personale proprio. I piccoli proprietari, artigiani, artisti e professionisti liberi sono tenuti a versare un'unica quota alla Comunità, proporzionata ai loro guadagni.
L'istruzione e l'educazione è gratuitamente impartita dal Comune; per le scuole superiori provvede la provincia o la regione.
L’istruzione è obbligatoria fino ai 16 anni; dal 17° anno di età si inizia l’insegnamento professionale. I lavoratori sono tenuti a frequentare corsi speciali di breve durata dopo il lavoro, possibilmente nello stesso luogo in cui prestano la loro opera, come si fa per le adunanze sindacali.
L’insegnamento religioso è privato ed è esercitato negli edifici destinati al culto e alle pratiche religiose.
- La fede religiosa è un fatto privato e libero. Le chiese e i templi d’ogni religione sono proprietà nazionale come tutti gli edifici e i cittadini possono usufruirne liberamente a scopo di culto provvedendo da sé al funzionamento del servizio stesso.
E’ vietata la clausura dei religiosi.
- La lingua ufficiale è quella nazionale: l’italiana.
Si impartirà l’insegnamento della lingua internazionale quando questa sarà stabilita con accordi fra le nazioni.

- La Giustizia è amministrata dai magistrati con l’ausilio di medici psichiatrici, per i giudizi d’onore funzionano i giurì. Sono abolite le pene di morte e dell’ergastolo con relativa segregazione cellulare, sostituite con relegazioni in luoghi speciali di lavoro e di educazione.
Abbiamo insistito nel porre in evidenza la necessità di affidare non solo la gestione della produzione nazionale ai sindacati dei lavoratori d’ogni categoria – del braccio e del pensiero – ma anche la rappresentanza nei consessi comunali, provinciali e centrali, perché intendiamo che il Lavoro sia l’arbitro, il regolatore della vita sociale e politica, che il popolo del lavoro sia il sovrano della natura e il padrone di se stesso nella fabbrica, sul campo, in ogni servizio pel bene comune.
Non vogliamo parassiti ed oppressori nella vita economica come non vogliamo dominatori o dittatori od oligarchie di qualsiasi specie nella vita politica locale o nazionale.

Il popolo del lavoro deve godere intero il frutto della sue fatiche attraverso una giusta ripartizione, senza privilegi, senza sinecure. E deve essere libero di esercitare i propri diritti di amministrare i beni comuni, di autogovernarsi e di controllare, per mezzo dei propri sindacati, ogni attività civile, economica e politica. Nell’esercizio di questa libertà, nella eguaglianza dei diritti e dei doveri noi riponiamo fiducia nel conseguimento di quella Giustizia Sociale a cui tutti aspirano.

I SINDACALISTI RIVOLUZIONARI D’ITALIA